Credo sia la prima volta che capita di entrare nella cucina di un ristorante (quella della Lanterna di Fano, da Flavio ed Elide), a pochi minuti dall’uscita del primo antipasto di una cena di cinque portate impegnative e trovare una cucina tranquilla, non in fibrillazione, ma con uno chef sereno, sorridente e per nulla “sotto pressione”. Effetto Maurizio Urso, si può dire, ora in modo obbligatorio, visto anche l’esito della meravigliosa cena. Uno chef sicuro di sé perché forte dei sapori della sua Sicilia, perfettamente rappresentati nei suoi piatti. Tutte per lui sono accorse le “sfogline” da Forlimpopoli e non solo loro, ma ciascun ospite presente alla Lanterna. Simpatico, estroverso e solare lo chef Maurizio Urso sorride sornione sotto i baffi, con la Sicilia nel cuore e in ogni espressione del viso. Una tappa grandiosa, questa ennesima della seconda edizione del “Giro d’Italia dei Sapori”, con uno straordinario rappresentante della ricchezza della Sicilia, così come è stato definito nella sua presentazione. E in effetti tutto quello che ha portato a tavola è stato un’autentica poesia d’amore per il suo territorio, i suoi prodotti, i suoi profumi. Difficile stabilire se c’è stato qualcosa più buono dell’altro. Il crescendo di emozioni ha fatto sì che anche il silenzio (o il poco rumore in sala) fosse un profondo rispetto per ciò che si stava assaggiando, per la presentazione che ha sapientemente dosato i colori, per la combinazione di sapori. Sublime il risotto al fumo di alloro, con mirepoix di pesce spada, arancia e limone femminello (il siracusano IGP), sfumato con spumante (“E’ nato a Vinitaly”, ha detto lo chef), ma prima ancora gli antipasti, un tonno vestito al sesamo e lo scooby-doo di alici con beccafico tipicamente siciliano (cacio, pangrattato, uvetta, pinoli e agrumi), accompagnato da una spuma di cavolo vecchio di Rosolini (località tra Siracusa e Ragusa), fatta solo con le foglie verdi che in Sicilia, posso accompagnare tutto, anche la pasta. Sicuramente speciale il "dentice in campagna", un cilindro di pesce accompagnato dalla più classica e stagionale “frittedda palermitana” fatta di fave, piselli, cacio e carciofi. Lo chef Maurizio Urso ha raccontato i suoi piatti, gli ingredienti, le combinazioni di sapori del suo territorio, fin lì rappresentato in tutte le sue tradizioni e le sue tipicità. Solo per il dessert “non di tradizione, ma comunque buono”, come ha affermato con un sorriso, ha abbandonato per un attimo, ma solo per un attimo la sua terra. “Fragole in zephir di fiore di ibiscus, con coulis di pere speziato al finocchetto e gelato di yogurt e limone”… una eleganza e una delicatezza uniche che… che cosa si può chiedere di più? Forse un ritorno più marcato alla Sicilia, con un giro finale di tutti i dolci più tipici (e fantastici), un trionfo di pasta di mandorle, giuggiulena, scorzette di arancia candite, cannoli con ricotta, crema al limone… da impazzire! Sì, chef Urso ha colpito ancora e i commensali non potevano che congratularsi.
A tavola sono stati notati anche gli orari precisi, le portate cadenzate a intervalli regolari, come in una danza abilmente sincronizzata da un grande coreografo. Anche la gestione del tempo è un’altra virtù dello chef Maurizio Urso e dell’abilità che lo ha contraddistinto, insieme al suo staff.
Unico convitato di pietra, il vino. Ma questa è un'altra storia.
Come sempre, visi giovanissimi e calati nel ruolo per il servizio in sala con gli allievi dell’Istituto Alberghiero Santa Marta di Pesaro.
Il prossimo appuntamento con il Giro d’Italia dei Sapori è il 1° giugno con lo chef “nordico” Enrico Croatti, alla presenza dello chef "americano” Gino Angelini, ma ancora prima, il 6 maggio alla Lanterna di Fano l’appuntamento sarà con il “Pranzo di Babette” organizzato con l’Accademia Italiana di Cucina.