Ci sono incontri che sono destinati a diventare storie…
Attenzione: storie, non favole!!! Non ci sono fate, gnomi o streghe, ma c’è un omone di due metri, Fabio, con il suo grande amore per la cucina. Fabio è depositario di una ricetta speciale dello stoccafisso all’anconetana (o forse tre, come scopriremo più avanti). Non si considera chef, ma per il cibo ha una passione forte e ha quella sana capacità umana di “rubare con gli occhi” da chi ci mette l’esperienza. E’ stato così che tanti anni fa, lavorando da ragazzo, come aiuto di Paolo Peverieri (considerato come il massimo esperto della ricetta), con la famosa Dina (altra espertissima locale) come vicina di casa della mamma, da buon anconetano si è ritrovato per le mani le prime due ricette del famoso “stoccafisso” alla maniera dorica! Ma uno è bianco e uno è rosso (colori determinati dalla presenza o meno della salsa di pomodoro e un po’ di concentrato). Una volta cresciuto un po’, quel ragazzo da aiuto in cucina ha aperto, con la moglie, la sua attività nel quartiere Pinocchio di Ancona e l’ha chiamata proprio La Bottega di Pinocchio, diventata poi “L’Osteria Bottega di Pinocchio”. Essendo aperto, spontaneo e pronto a parlare con tutti, clienti o signore del quartiere, conosce Alberta Galeazzi e sua figlia. E’ proprio quest’ultima che un giorno racconta le meraviglie della ricetta del nonno, il sor Emilio. Sapete come succede in queste situazioni: “E’ più buono lo stoccafisso mio”, “No, il mio è migliore”, “Il tuo sarà anche buono, ma il mio è da leccarsi i baffi”, ecc. ecc. ecc., il battibecco è andato avanti per un po’, fino al suo epilogo. Il nostro Fabio e la figlia del sor Emilio non si sono sfidati a duello, né si sono guardati in cagnesco, assolutamente no! Raggiungono, invece, un accordo che accontenta entrambi: Fabio proverà la ricetta e la eseguirà la ricetta nel suo locale, ma il nome del sor Emilio sarà sempre legato a quel piatto! Tant’è che all’Osteria di Pinocchio c’è un manifesto che lo testimonia e che, in mezzo a tante foto, recita: “El stucafisso del Sor Emilio, riproposto da Fabio Fiatti, seguendo la ricetta originale gentilmente concessa dalla Signora Alberta Galeazzi (fiola del sor Emilio)”.
Dopo una ricetta rossa e una bianca, nelle mani di Fabio arriva la ricetta verde (per il trito delle tante piante aromatiche presenti)! Un “tricolore patriottico” e ricco di gusto che, chissà, magari un giorno metterà in campo, lasciandolo al giudizio di coloro che ogni giorno apprezzano uno stoccafisso all’anconetana leggero e saporito, secondo la ricetta del Sor Emilio.
Insomma ci sono storie che vale la pena di raccontare, perché ci riportano preciso e intatto lo spirito del territorio, delle tradizioni, dei vecchi personaggi, delle ricette che si tramandano da generazioni, nell’integrità assoluta dei profumi e dei sapori di un tempo.
E questa storia non sarà una favola, ma un po’ di magia… c’è!