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Claudia Fofi: ritrovare le mille sfumature di una voce

24/1/2018

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L'esperienza è indubbiamente particolare e di sicuro ricca di situazioni diverse e sotto certi aspetti inaspettate. L'unica cosa necessaria è la volontà di mettersi in gioco, aspettandosi di trarne beneficio, perché i benefici ci sono eccome. D'altronde quante sfumature può avere una voce? Alta, bassa, roca, nasale, sensuale e questi sono soltanto alcuni dei "colori" di base! L'esperienza di un laboratorio con Claudia Fofi è formante, finalmente una professionista seria che sa e che insegna a mettersi in gioco, riscoprirsi e soprattutto riscoprire la propria voce. Da questo punto di vista è davvero un'ostetrica della voce, come è stata definita dal poeta Franco Arminio. Ne sanno qualcosa coloro che hanno partecipato all'incontro di domenica scorsa nella sede dell'associazione "Inanna" di Ancona. A cominciare da un riscaldamento fatto di respirazione, movimenti del corpo, esercizi a due, ma anche vocalizzi, Claudia ha chiesto ai presenti: "Che cosa desideri per la tua voce?" e le risposte sono state molteplici, da "Vorrei colori anche nella mia voce" a "Vorrei non rimanere in apnea quando parlo", fino a "Vorrei che la voce sia libera di uscire", non escludendo domande specifiche e "scientifiche", del tipo "Perché la voce che io sento non è quella che sentono gli altri?"...
E così Selene, Patrizia, Flavio, Giulia, Elisabetta, Danilo e Giovanna si sono messi in gioco con Claudia Fofi, scalzi, su un tappetino, cantando, muovendosi, ascoltando. Alzando il tono della voce (soprattutto imparando a non metterci la rabbia, ma efficacia e forza, per usarla facendoci sentire, ma "continuando a sentirci regine"), abbassandolo, gorgheggiando, cimentandosi in un controcanto, giocandoci. Perché a volte si teme di dare forza alla voce, si ha paura di darle toni e colori, per esempio i maschietti usano, titubanti, le "note più alte". E se ci si lascia andare, avvengono magie strane, insiemi di suoni in libertà che diventano musica. "Tutti sappiamo o sentiamo - dichiara la Fofi- che il lavoro con la voce è un lavoro molto intimo, che richiede attenzione e amore, perché quando cantiamo siamo davvero nudi e vulnerabili. La strada, per me, per aiutare a trovare un'identità vocale livera da clichés e per migliorare di conseguenza intonazione, estensione e presenza, comprende anche una parte di competenze tecniche, di lavoro sul corpo e sul respiro, ma è soprattutto affidarsi a una lettura non scontata della propria unica impronta". Già, perché ognuno ha la sua. Non ci sono due voci uguali, ogni singola voce ha le sue caratteristiche e i propri colori, ma questo non significa che non si possano esplorare altre strade e trovare nuove sfumature. Ed è per sondare questi nuovi terreni, per fare queste scoperte su di sé che è necessario mettersi in gioco, in un ambiente confortevole, con abbigliamento comodo e un ritornello in tasca da ripetere, cantare, sussurrare, alterare, sconvolgere e riequilibrare...



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Chi è Claudia Fofi e perché il suo laboratorio? Claudia è una cantante dalla voce accattivante (in pratica "ti fa fare tutto quello che ti chiede", senza che te ne accorgi, perché segui l'armonia dei suoi suoni) che ha iniziato a cantare dopo essersi accorta di aver intrapreso un percorso formativo che non era assolutamente quello che voleva: si è laureata in lingue, quando avrebbe voluto scrivere e occuparsi di musica! E l'amore per queste espressioni artistiche è stato talmente forte che ha cominciato a scrivere canzoni, senza conoscere la musica, ha iniziato a cantare, senza essere andata almeno una volta a scuola di canto! Eppure, per un paio di volte è stata finalista al Premio Musicultura di Recanati. Il coinvolgimento in progetti di musicoterapia e in particolare la scrittura della canzone per pazienti psichiatrici, le apre un mondo, tanto che inizia un percorso di formazione sui diversi aspetti del canto che la porta fino in Francia, al Centro Artistico Internazionale Roy Hart. Nel suo cammino in costante evoluzione ha messo in piedi un laboratorio sulla voce che non è riproducibile, non ha uno schema fisso, anche perché è fatto con persone che ugualmente non sono "riproducibili o fisse" e tantomeno lo sono le loro voci. "Ritengo che si possano fare molte belle esperienze in questo ambito - sostiene Claudia - e io stessa continuo a farne molte, perché non ho smesso di imparare e di stupirmi. Io mi occupo di ognuno dei partecipanti, i miei non sono seminari in cui, anche se invisibile, la cattedra continua a esserci. Non c'è e basta, sono con i partecipanti, cerco di incontrarli su un livello sottile in cui vengono portati a lasciarsi andare, mollare le difese, le vergogne, le paure, per arrivare a scoprire qualcosa in più di sé. E quando le voci si schiudono è un momento bellissimo, perché ho trovato la chiave per far sì che ogni persona si affidi a me, ognuno in modo diverso, in ogni seminario. E' per questo che Franco Arminio mi ha definito "ostetrica della voce", perché ho fatto "nascere" centinaia di voci".
Dichiara inoltre di non essere una insegnante adatta a chi vuole imparare a cantare come le star della radio o della tv, perché ai suoi laboratori partecipano persone che vogliono trovare la propria voce, il che è sempre più difficile, per l'omologazione culturale del mondo in cui viviamo: "Ritengo che il canto sia un diritto dell'essere umano e non una prerogativa di chi fa canzonette". e partendo da qui, quattro anni fa si è inventata un festival "Umbria in Voce" che si svolge a Gubbio (PG) in novembre, proprio per riavvicinare le persone al canto.


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    Giornalista con una grande voglia di scrivere, anche per rendere giustizia a una professione che per pochi è rimasta una missione di servizio al lettore-cittadino-ascoltatore-telespettatore-utente. E poi sono una voce. Nel senso di speaker.


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