Gran bel lavoro, insomma, di sicuro un modo interessante per presentare libri, per invogliare gli spettatori ad acquistare la propria copia, anche per sapere come va a finire il romanzo o per ritrovare quei versi della poesia che ha colpito la nostra attenzione. Due modalità diverse di letteratura, due penne diverse, ma entrambe in grado di aprire mondi, di stuzzicare la fantasia affinché possa spaziare libera, di stimolare il pensiero e di questi tempi non è poca cosa. Alle mille espressioni per interpretare l'amore nei versi di Cesaretti, rispondono le lettere accorate di Remo per Liliana del romanzo di Cardinali, quel soldato Remo che cerca in quell'amore e in quelle stesse parole di nascondersi gli orrori della guerra, della prigionia, del nemico, dello straniero, così diverso eppure così uguale, in una umanità che troppo spesso dimentichiamo. Perché "non c'è guerra peggiore di quella del cuore", così come ha scritto lo stesso Mauro Cesaretti in una delle sue poesie e sono tutte battaglie che si consumano lì, sopra il palco, mentre la storia d'amore tra Remo e Liliana nasce e non ha quasi tempo di respirare, perché sopraggiunge la chiamata alle armi. E siccome gli autori non si sono fatti mancare nulla, c'è anche la ricostruzione del periodo bellico nel territorio, al punto da far chiedere a uno spettatore una specie di appendice, o forse proprio un nuovo spettacolo, con la sola ricostruzione della storia di Jesi del periodo... Già, perché alla fine dello spettacolo i due scrittori hanno preso le loro sedie, si sono portati sul bordo del palcoscenico e con estrema semplicità si sono messi a disposizione del pubblico. Per continuare a raccontare ancora...
La ricerca di una qualche forma di spettacolo per la presentazione dei propri libri ha sempre caratterizzato Mauro Cesaretti, ma rendere ogni libro uno spettacolo è sempre stato anche nelle corde di Sergio Cardinali. I due autori si sono misurati insieme con un pubblico e due libri e alla fine hanno portato sul palcoscenico del teatro "Il Piccolo" di Jesi "La guerra di Remo - Una storia vera". Pur se si autoidentificano come voci narranti, i due scrittori hanno dato a questo spettacolo molto di più che le parole e le loro voci. C'è, infatti, da riconoscere che questa volta la performance si avvicina quanto più possibile a tutte le forme artistiche insieme, partendo da una base di momenti sì condivisi, ma, non dimentichiamolo, derivanti da due penne diverse. E quel lavoro di taglio e cucito tra "Io sto bene, spero anche di te", romanzo d'amore e di guerra di Sergio Cardinali (il decimo della serie, oltre a testi per ragazzi e per il teatro), che ha ricostruito, anche attraverso delle epistole, una storia vera di un suo zio e la raccolta di poesie "Se è amore lo sarà per sempre" (che conclude la trilogia "Infinito" formata anche da "Se è vita lo sarà per sempre" e "Se è poesia lo sarà per sempre"), firmata dal giovanissimo poeta Mauro Cesaretti, ha prodotto una sceneggiatura per niente stonata, ma anzi ricca di precisazioni e sottolineature. E per tutta la durata dello spettacolo si scopre che niente è capitato lì per caso, niente ruba l'attenzione e la concentrazione, niente si erge sopra le parole, ma tutto concorre alla storia che viene raccontata, solletica la fantasia, suggerisce spunti di riflessione. Una serie di simboli che rafforzano i testi. Poesie incastonate in altre parole d'amore... Anche la musica non è semplice accompagnamento, ma è appropriata fino all'ultima nota di "Inverno" di Fabrizio De André (canzone del 1968 scritta con un grande Gian Piero Reverberi che diventerà, dieci anni dopo, il fondatore del Rondò Veneziano) che conclude lo spettacolo. E l'effetto è importante a giudicare dal gran numero di strumenti sul palco, tra i quali ha fatto la sua parte da re il sassofono, perché abitualmente re delle storie d'amore raccontate a luci basse (prezioso il contributo del musicista Waner Vecchioni). Di grande impatto anche le foto proiettate a parete, tutte rigorosamente d'epoca, tra vecchie immagini di Jesi e crude rappresentazioni in bianco e nero della guerra, dei soldati, delle difficoltà e forse è proprio per questo che produce l'assenza di un battito di cuore il vedere entrare in scena Liliana, la fidanzata di Remo, esattamente così come è apparsa nella foto sulla parete, tra le tante foto di Remo ed esattamente così come appare nella copertina del romanzo di Sergio Cardinali (in realtà è la sola foto recente e a dare l'immagine alla Liliana del libro che legge le lettere del suo fidanzato Remo è semplicemente Alice, la figlia di Sergio). Anche Marlene Dietrich, con il suo sguardo obliquo e carico di fascino e sottolineato dalla musica, è apparsa perfettamente in sintonia a simboleggiare quel periodo e quelle storie. Gran bel lavoro, insomma, di sicuro un modo interessante per presentare libri, per invogliare gli spettatori ad acquistare la propria copia, anche per sapere come va a finire il romanzo o per ritrovare quei versi della poesia che ha colpito la nostra attenzione. Due modalità diverse di letteratura, due penne diverse, ma entrambe in grado di aprire mondi, di stuzzicare la fantasia affinché possa spaziare libera, di stimolare il pensiero e di questi tempi non è poca cosa. Alle mille espressioni per interpretare l'amore nei versi di Cesaretti, rispondono le lettere accorate di Remo per Liliana del romanzo di Cardinali, quel soldato Remo che cerca in quell'amore e in quelle stesse parole di nascondersi gli orrori della guerra, della prigionia, del nemico, dello straniero, così diverso eppure così uguale, in una umanità che troppo spesso dimentichiamo. Perché "non c'è guerra peggiore di quella del cuore", così come ha scritto lo stesso Mauro Cesaretti in una delle sue poesie e sono tutte battaglie che si consumano lì, sopra il palco, mentre la storia d'amore tra Remo e Liliana nasce e non ha quasi tempo di respirare, perché sopraggiunge la chiamata alle armi. E siccome gli autori non si sono fatti mancare nulla, c'è anche la ricostruzione del periodo bellico nel territorio, al punto da far chiedere a uno spettatore una specie di appendice, o forse proprio un nuovo spettacolo, con la sola ricostruzione della storia di Jesi del periodo... Già, perché alla fine dello spettacolo i due scrittori hanno preso le loro sedie, si sono portati sul bordo del palcoscenico e con estrema semplicità si sono messi a disposizione del pubblico. Per continuare a raccontare ancora...
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AutoreGiornalista con una grande voglia di scrivere, anche per rendere giustizia a una professione che per pochi è rimasta una missione di servizio al lettore-cittadino-ascoltatore-telespettatore-utente. E poi sono una voce. Nel senso di speaker. Archivio
Marzo 2023
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