



![]() Ci si organizza anche in tempi di Covid 19 e forse neanche così male, avendo avuto la possibilità, in tutta Italia, di assistere a una piacevolissima e interessante conferenza e senza spostarsi da casa. E così la serata della domenica si anima di voci esperte, suoni, immagini e... profumi. Già, profumi, quelli delle rose, perché l'occasione è proprio la calabrese Festa delle Rose, "saltata fisicamente", ma non certo nei contenuti! Sempre organizzata dal circolo "Casa delle Erbe e delle AgriCulture della Locride", il tema ha fatto riferimento a "Connessioni in forma di rosa". A curare e moderare il tutto, l'architetto paesaggista Marò D'Agostino che ha consegnato a ciascun relatore due parole chiave, ricordando che "parlare di rose è parlare di memorie". Ad aprire i qualificati interventi il prof. Giuseppe Squillace, docente di Storia greca e Storia economica e sociale del Mondo Antico all'Università della Calabria. Il suo intervento ha già intrigato dal titolo "Il balsamo di Afrodite. La rosa nel mondo antico, tra mito, realtà botanica, utilizzo in profumeria", perfettamente in linea con le due parole chiave ricevute, ovvero "memoria e persistenza", parole che di certo ha evidenziato parlando di Venere come dea del profumo e della rosa come fiore e medicamento, "nata da una goccia di ambrosia caduta dal tavolo degli Dei in mare", almeno così pensavano gli antichi. E per far capire quanto fosse importante la rosa, cita il ventitreesimo libro dell'Iliade in cui su Ettore morto interviene proprio Afrodite con olio di rosa. La prima fonte storica che ci parla di questo fantastico fiore (la più profumata di tutte è la rosa centifolia) è stato Erodoto, ma poi Teofrasto, nel IV secolo a.C. consacrò il suo profumo, dandone la composizione della base oleosa con l'olio di olive verdi e selvatiche (o anche l'olio di mandorle amare), il cardamomo, il giunco odoroso e, da non credere, anche il sale, perché proprio la presenza del sale rendeva questo olio anche un disinfettante. Altra curiosità, Teofrasto, ma non solo lui, tra l'altro si crede ancora che possa essere così, riteneva che quello della rosa fosse un profumo adatto agli uomini, perché lieve e non invasivo. Interessante poi anche le mappe del prof. Squillace, relative ai centri di produzione di tale meraviglia che furono sempre vicini ai centri di potere e alle zone più ricche. E' stato così, per esempio, che con il dominio dei Romani, Capua, Napoli e Paestum cominciarono ad essere annoverate come "città delle rose". ![]() Seconda relatrice Laura Bosetti Tonatto, un cosiddetto "naso" internazionale, cioè una creatrice di profumi. Il suo intervento, per la sua peculiare attività, si è occupato de "I profumi dell'arte", mentre le parole chiave che le sono state affidate sono state "essenze e alchimia". E non poteva essere diverso da così, considerato il grande personaggio, che ha fatto una breve e interessante introduzione relativa al particolare lavoro del naso. Di sicuro riveste un grande fascino, a maggior ragione quando ha parlato di "olfattoteca", perché c'è chi colleziona libri e chi... profumi ed essenze. Nella sua olfattoteca ci sono migliaia di campionature e ne arrivano costantemente, che lei scarta o archivia a seconda del suo particolare olfatto. Ma la Bosetti Tonatto è anche una collezionista di Maddalene, nel senso di arte antica e di ritratti della Maddalena che nell'unguentario riservato a Cristo, aveva l'olio di nardo. Non è un caso che sia proprio lei la santa protettrice dei profumieri! Nonostante tutto il suo immenso campionario di essenze, sostiene che per fare un profumo non è detto che si debbano usare decine e decine di ingredienti, fedele a Guy Robert, che sosteneva che "per creare un profumo sono sufficienti due note, una deve essere la rosa". Ed è della rosa che continua a parlare, delle rose di Grasse e di quelle di Taif, di metodi di estrazione delle essenze e di come l'Arabia Saudita (e chi poteva immaginarlo) sia il più grosso consumatore al mondo di profumi. Tutto estremamente interessante, ma di sicuro l'attività che ha colpito di più l'attenzione dei partecipanti alla conferenza è quella di creatrice di profumi di opere d'arte. E' quello che ogni tanto fa e che ha realizzato per "Il suonatore di liuto", unico quadro di Caravaggio presente all'Ermitage di San Pietroburgo. Dal quadro ha "tradotto" in profumo il vaso di fiori (con iris, rosa damascena, gelsomino, margherita, rosa canina e foglia di arancio, il piatto con la frutta (fico, prugna, pera), il liuto realizzato in legno di cedro, il sentore di cera che veniva utilizzata dagli artisti per proteggere il finto marmo del tavolo... Insomma un'osservazione attenta e poi un'alchimia per metterli insieme. All'Ermitage e non solo lì, ma anche agli Uffizi (ad esempio ha lavorato al profumo della "Nascita di Venere" di Botticelli) c'è questa traduzione olfattiva del quadro, a disposizione anche dei non vedenti. Ma non solo i musei... Il lavoro del profumo di un quadro è stato commissionato alla Bosetti Tonatto anche dai proprietari del dipinto di Artemisia Gentileschi "Aurora", in modo da sentirne la presenza in casa ancora prima di vederlo. Per quanto sia affascinante questo rapporto profumi - arte, dobbiamo dire che lo sono altrettanto le "traduzioni" profumo - letteratura, profumo - musica, profumo - Bibbia (a settembre uscirà una collezione per i musei Vaticani), profumo - moda, profumo - cinema (interessante il lavoro realizzato per "Il Gattopardo" con un avvio di essenza di fiori di zagara), profumo e attrici (Chi non ricorda Marilyn e il suo Chanel n° 5? Mentre Eleonora Duse ha lasciato la descrizione del suo profumo preferito a base di violetta. L'attrice che si firmava con l'inchiostro di colore viola, aveva sempre in tasca delle violette, un tratto distintivo per farsi riconoscere dal pubblico)... ![]() Da restare a bocca aperta, con la volontà di ascoltarla per ore, ma è già tempo di un altro intervento specifico, quello di Massimiliano Capalbo, scrittore e blogger, su "I giardini terapeutici e gli scenari post pandemici", parole chiave: "linguaggio e medium". Anche in questo caso di grande interesse le parole dell'esperto su healing gardens (pochi in Italia) che di solito sorgono di fianco alle strutture ospedaliere con specifiche piante che sono benefiche per la salute. D'altronde, anche quei quadri, disegni o poster che spesso vediamo lungo le corsie dell'ospedale o negli ambulatori hanno questo scopo: le immagini della natura sono messe lì perché aiutano i pazienti a guarire più velocemente. Ci sono poi gli healing landscapes, ovvero quei paesaggi naturalistici che hanno effetti positivi sulla psicologia delle persone e gli Urban Health, spazi di verde pubblico con piante specifiche che hanno ugualmente effetti positivi sulle persone di qualunque età. Le piante, quindi, sono fondamentali per il nostro benessere e lo sono attraverso i terpeni, molecole che rilasciano e che penetrano al tempo stesso nel nostro organismo: più restiamo immersi nella natura, quindi, più respiriamo queste molecole salutari e facciamo un pieno di benessere. Addirittura una giornata intera nel verde ci protegge per una settimana. Al tempo stesso, ad esempio, è importante camminare a piedi nudi in un prato per alleviare il mal di schiena. Insomma i giardini ben progettati hanno un effetto terapeutico importante sul nostro organismo, perché poi ogni pianta è specifica per particolari problemi. Importante anche la collocazione dei giardini stessi, perché se troppo a ridosso con la città, il rumore di traffico e vita forsennata di tutti i giorni, non ha un buon effetto. Diversa situazione se il rumore è quello, piacevole, dell'acqua. Insomma è necessario avere un approccio biologico e botanico, soprattutto per le piante e per i loro effetti, tra profumi e colori e perché non tutte le piante stanno bene insieme. Per questo l'approccio armonico è orientato alle persone attraverso la scelta delle piante. Un solo albero non può fare miracoli, perché non ha infiniti poteri, ma tanti alberi possono aiutarci. Non si dovrebbe mai restare indifferenti al disboscamento! ![]() Forse varrebbe la pena approfondire ulteriormente, ma il tempo stringe e c'è ancora un intervento che si preannuncia goloso, quello di Sandra Ianni, sociologa, ma soprattutto esperta in storia dell'alimentazione e delle tradizioni enogastronomiche. Le sue parole chiave sono state "senso e inebrianze" e ovviamente non ha mancato di soddisfare le aspettative di tali indicazioni, tornando a parlare di rose che da sempre fanno parte di ricette, così come i fiori di zucca, lo zafferano, ecc.. D'altronde sull'utilizzo della rosa abbiamo una lunga serie di indicazioni, dal vino rosatum allo zucchero rosato, all'acqua per le mani che gli antichi usavano ad inizio pasto per lavarsi le dita e che era aromatizzata con la rosa. E' di Nostradamus (chi l'avrebbe mai detto?) la particolare ricetta di marmellata di rose contenuta nel suo importante trattato di gastronomia e sono gli odierni chef che ne hanno riportato l'uso in cucina, insieme a tutti gli altri fiori edibili. L'intervento della Ianni è stato allietato da tutta una serie di immagini di golosità di vario genere, da una panna cotta alla rosa al ras el hanout, particolare miscela di spezie contenente la rosa, fino alle rose salate. Inoltre, ha consigliato, rose intere o a petali messe nel freezer a gelare, costituiscono un bellissimo modo per raffreddare le bevande...
0 Commenti
|
AutoreGiornalista con una grande voglia di scrivere, anche per rendere giustizia a una professione che per pochi è rimasta una missione di servizio al lettore-cittadino-ascoltatore-telespettatore-utente. E poi sono una voce. Nel senso di speaker. Archivio
Marzo 2023
Categorie
Tutti
|