
Fin qui la poesia, ma non è in fondo poesia anche la “sand art”? Arte della sabbia, con la sabbia. Mille facce diverse, dalle sculture di sabbia, quelle enormi realizzate al Festival internazionale di Jesolo, fino alla graniglia mescolata ai colori da incasellare in bottiglie vuote, creandone opere d'arte e fino alla più recente “sand art”, quella fatta con uno sfondo retroilluminato, un videoproiettore, un artista e la sua capacità di muovere la sabbia con la musica, realizzando opere irripetibili che in un attimo vengono spazzate via, come di solito fa un colpo di vento. Una nuova forma d'arte (forse vecchia se si elimina la tecnologia) resa celebre da uno spot nel 2010, protagoniste le mani dell'israeliana Ilana Yahav e diventata ormai talmente famosa che ne hanno fatto anche delle applicazioni per gli smartphone. Tra i sand-artist italiani c'è Paola Saracini, bravissima artista di casa nostra (Castelfidardo), incontrata per caso a Polverigi grazie alla "complicità" di amici comuni. A Paola, visto che la conosce bene e ne è un'esponente qualificata, abbiamo chiesto da dove arriva veramente tutta la magia della sand art, dal suo punto di vista di artista...
“Nella sand art l’immagine è in continuo divenire; questo rende ogni illustrazione e ogni evento live magico, unico, irripetibile. E’ l’armonia del gesto - traccia che provoca la prima forma di “incantamento”. E' coinvolgente seguire il processo di costruzione dell’immagine e poter godere dell’attimo della sua trasformazione in qualcosa di definito e poi subito di diverso. Affascinante è il divenire consapevoli, con il mutarsi delle forme, che quell’immagine appena creata si trasformerà o scomparirà nel giro di pochi minuti o secondi. Come il mandala al termine del lavoro viene "distrutto", spazzando via la sabbia di cui è composto, anche nella sand art l’oggetto artistico diventa gesto che ricorda la caducità delle cose e nello stesso tempo la rinascita, essendo insieme forza distruttrice e forza che dà la vita. Infatti la sabbia, per sua natura mobile, precaria, effimera, ci ricorda come tutto sia un soffio, e come niente rimanga identico a sé stesso. Tuttavia, le opere di sand art, destinate a svanire, possono essere fissate su video, foto o stampate su tela. In quest’ultimo caso, intervenendo con materiali diversi applicati sulla superficie, diventano opere uniche.
Lo stupore, l’effimero, la meraviglia, sono caratteristiche di questa espressione artistica.
E’ un gioco di opposti, di contrasti: la povertà della materia, la sabbia, permette di realizzare immagini sontuose, ricche, che toccano le corde dell’anima….”
Paola abbiamo un binomio natura e tecnologia, sapientemente tenuto insieme dall'artista. Qual è il peso di ciascuno di questi tre elementi?
“La sabbia e la tecnologia sono gli elementi basilari che danno vita a questa espressione artistica. Senza la tecnologia non sarebbe possibile mostrare le mie opere al pubblico, siano esse performance dal vivo o video registrati. La sabbia, è la materia attraverso la quale i miei racconti prendono vita, che mi permette di creare, trasformare e distruggere le mie opere. Il ruolo dell’artista è determinante, è l’artefice della “magia” che si compie ogni qual volta avviene la performance.
Tra questi elementi la tecnologia rappresenta il mezzo per divulgare l’opera, mentre, il ruolo dell’artista, secondo me, è quello più importante poiché, attraverso la tecnica, il suo stile e la sua sensibilità, riesce a trasmettere al pubblico emozioni profonde“.
Quanto è importante la musica? O si può anche non utilizzarla? E in questo caso, non si perde un po' di magia?
“L’effetto “ipnotico” è presente anche senza musica perché lo spettatore è catturato dal movimento, dalla trasformazione che le mani dell’artista compiono sulla sabbia, creando un senso d’attesa perché non si sa mai quello che apparirà dopo.
Tuttavia la musica, sempre presente nei miei video e nelle performance dal vivo, crea un connubio con la sand art, amplificandone la potenza emozionale; direi che la musica dà alla sand art una sorta di aspetto “tridimensionale” nel senso che, a mano a mano che l’opera si crea, il disegno diventa la rappresentazione grafica della musica e quest’ultima la vibrazione stessa del disegno”.
Parlaci un po' di te e di come sei approdata alla sand art...
“Sin da bambina ho sempre avuto la passione per il disegno e la pittura. Questo mi ha spinto a frequentare prima l’Istituto d’Arte e poi l’Accademia di Belle Arti. Attraverso un corso di designer grafico ho affinato le mie conoscenze informatiche e progettuali. Crescendo e perfezionando la tecnica grafica e pittorica, la curiosità mi ha spinto a sperimentare nuove tecniche e cercare diversi materiali. Tra questi proprio la sabbia, che mi ha attratto da subito perché per sua natura è così effimera, sfuggente e allo stesso tempo duttile e malleabile. La mia prima performance dal vivo è stata nel 2012”.
So che ti piace inserire qualcosa di materico nelle tue opere: di che si tratta? Ed è materia naturale o... qualsiasi cosa ti ispira in un momento preciso?
“ In questo caso mi riferisco ad opere permanenti, come dipinti su tela o tavola dove amo inserire elementi inusuali, come frammenti di oggetti, di specchi, resina, elementi naturali e…. sabbia!”.
Dove ti porterà la sand art prossimamente?
“In questo momento ho dei progetti sui quali sto lavorando che non posso anticipare. Le news saranno pubblicate prossimamente sul mio sito (www.paolasaracini.it) e sulla mia pagina Facebook “Paola Saracini Sand Artist”. Un saluto affettuoso a tutto il pubblico che mi segue sul web e che partecipa ai miei spettacoli dal vivo!”.