
Il primo ad essere colpito è l'olfatto. E' un gradevole profumo la prima cosa che si incontra entrando alla "Caravaggio Experience", mostra - allestimento di Rimini, in piazza Cavour, presso la Sala dell'Arengo di Palazzo Maggioli. Un profumo particolare, creato appositamente per questo evento. "Maledetto", nasce da un grande amore per l'artista e per le sue opere che esprimono mistero, rivelazione e vita, ovvero, rispettivamente, le note del bergamotto di Calabria che sfumano su quelle del pepe e del cardamomo; il cuore del profumo, un'espressione di note verdi ed aromatiche; la nota finale, legnosa, che raccoglie la vitalità e la freschezza di tutto ciò che l'ha preceduta. Il creatore della fragranza, Eugenio Alphandery, presidente dell'Officina Profumo Farmaceutica di Santa Maria Novella, ha dichiarato (ed è stato riportato anche nella mostra): "La possibilità di entrare nel quadro e scoprirne i particolari in maniera così dettagliata, mi è sembrata stupenda. Così è nata l'idea di creare "Maledetto", profumazione per questo evento". E se il profumo è ciò che ti colpisce immediatamente, poi l'esplosione è di luce e suoni. Ma prima ancora di immergersi totalmente nella videoproiezione continua, ancora una possibilità: tre sfondi di altrettanti quadri, con gli stessi oggetti ritratti da Caravaggio e la possibilità di diventare protagonisti di un quadro moderno, in quella foto cioè che costituisce espressione totalmente differente dal lavoro dei pennelli, ma che, in questi tempi di selfie, permette comunque di vedere soddisfatta la propria voglia di mettersi in gioco. Stefano Saletti ha scritto la musica di questa istallazione, quella cioè che sottolinea ogni passaggio e che ti guida, in mancanza di parole e forse molto più in là delle parole stesse, là dove ogni sensazione diventa magia, meraviglia, stupore... Spigolosa quando serve, coinvolgente quando anche la visione delle opere si addolcisce, cattiva come un mare in tempesta, mansueta come il rumore della pioggia che cade, misteriosa e anche un po' bastarda in presenza dei bari, violenta, come colpi di spade, quando la violenza la fa da padrona nelle immagini, giocosa quando i giovanetti di Caravaggio riempiono la scena, a volte nelle vesti di Bacco, altre come angeli o parte integrante delle sue scene oscure. Tutto serve, tutto spiega, tutto racconta. E' vero, non c'è nemmeno una tela, ma le opere di Caravaggio ci sono tutte e l'approccio sensoriale le rende ancora più preziose, ancora più grandi e non certo per le dimensioni! Con i sensi all'erta ci si gode tutto quello che viene anche dai giochi di luce che, seguendo la musica, sottolineano l'arte, i momenti, i sentimenti, la realtà che Caravaggio viveva in quello specifico momento, perché la sua è stata anche una vita in fuga, non soltanto alla corte dei potenti! E a questo proposito è ancora più apprezzabile che l'allestimento sia dotato non soltanto di sedie dislocate in vari punti della sala immensa dell'Arringo, ma anche di tappeti e cuscini, dove ci si può sdraiare, circondati da un trionfo di arte a 360 gradi. La "Caravaggio Experience" è davvero un'esperienza unica (timidi approcci, non certo di questa portata sono già stati visti in mostre "miste", come la recente romana su Monet): cinquanta minuti circa di visioni "endless", musica, giochi di luce, con una suddivisione a ciclo continuo in otto argomenti, partendo proprio dalla LUCE, sempre presente nei lavori di Caravaggio, tanto da essere evidenziata in quei fasci di luminosità (un raggio di sole, il lume di una candela o qualsiasi altra fonte) così ben evidenziati dall'artista per mettere in primo piano i personaggi delle sue opere, facendoli emergere dall'oscurità. Poi arriva il NATURALISMO, ovvero tutte le nature morte, frutta, tralci di vite, giovani fanciulli, la vita di Caravaggio da ragazzo, insieme ai suoi coetanei che costituivano i suoi modelli, ma non perché posassero per lui: Caravaggio non ha mai usato modelli, manichini o bozzetti, i suoi quadri erano tutti nella sua testa e come tali venivano poi trasferiti nella sua tela. Quindi i giovani fanciulli erano i suoi amici, quelli con cui si circondava un Michelangelo Merisi appena ventenne. E la frutta offerta così maestosamente al visitatore, nella sua realizzazione talmente accurata da sembrare vera, fa venir voglia di allungare la mano. ![]() La terza parte è riservata all'ENIGMA DEL NARCISO. Da una notte stellata all'arrivo della pioggia, al crearsi di pozzanghere dove Narciso si innamora di se stesso, semplicemente guardandosi riflesso. C'è anche una parte dell'allestimento intitolata alla TEATRALITA', perché Caravaggio ritraeva proprio dal vivo, nessun disegno preparatorio, ma le scene che si formavano nella sua testa venivano trasferite direttamente sulla tela e tutta la sua grandezza resterà sempre visibile nelle forme, nei corpi, nella loro tridimensionalità e veridicità di qualsiasi espressione, di qualsiasi posa di gambe, braccia, piedi, teste, prospettiva della vicinanza di persone o cose. Poi come tralasciare MEDUSA? Quello sguardo esprime tutta la sorpresa, il dolore, la consapevolezza e anche l'odio. La sua testa mozzata che si ripete in tutti i pannelli della enorme stanza e quei serpenti che le fanno da capelli si espandono, scivolano nelle pareti, si allungano, invadono, quasi fino a soffocare lo spettatore che si sente circondato, finché gli schizzi di sangue della testa mozza coprono tutto e c'è posto per un'altra parte, quella della VIOLENZA, perfettamente lanciata dalla Medusa e accompagnata da tutti i quadri in cui si esprime, non ultimo il Davide che ha appena decapitato Golia (che ha lo stesso volto di Caravaggio). E' qui che la musica si fa incalzante, fino quasi a farti saltare il cuore in petto, ma altrettanto repentinamente tutto si calma e appare il mare. Ora ci si ritrova tutti a bordo di una nave, un grande veliero attraverso il quale raggiungere I LUOGHI DEL CARAVAGGIO, Roma, Napoli, Malta, la Sicilia, una fuga continua, un susseguirsi incessante di luoghi, un ultimo viaggio in mare fino a Porto Ercole. La sua vita, sotto molti aspetti, avventurosa, drammatica, difficile, ma di sicuro esaltante, anche a quei tempi. La vita che finisce, purtroppo troppo presto, a soli 39 anni, ma con la consapevolezza che non tutto finirà con lei, perché L'ARTE IMMORTALE DEL CARAVAGGIO non finirà mai, con la sua leggenda, con le sue incredibili opere. E' qui che la carellata di questa arte immortale si fa conclusione ideale di un percorso così intenso, è qui che come in una esposizione completa si possono ammirare tutti i suoi capolavori, uno dietro l'altro, particolare dopo particolare, colori, musica, esaltanti volumi di suoni e forme. Sicuramente questo è un modo nuovo di fruire l'arte, quasi una modalità per viverla intensamente. Realizzato con maestria è di sicuro in grado di mettere d'accordo anche gli scettici. D'altronde c'è sempre tempo per vedere dal vivo una tela del grande artista nato a Milano, ma questa esperienza sensoriale è unica e da non perdere, per notare ancora di più i particolari di ciascuna, proprio grazie al coinvolgimento totale dei sensi e respirare idee, mistero, infinita maestria.
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AutoreGiornalista con una grande voglia di scrivere, anche per rendere giustizia a una professione che per pochi è rimasta una missione di servizio al lettore-cittadino-ascoltatore-telespettatore-utente. E poi sono una voce. Nel senso di speaker. Archivio
Marzo 2023
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