
Max Paiella ha dimostrato di non essere secondo a nessuno: divertente nelle sue battute sempre precise e puntuali, intonato (anzi a tratti ha sfoggiato anche una bellissima voce!) e in grado di fare il verso a tutti, nelle canzoni che ha proposto, un po' Jovanotti, un po' Modugno, un po' Tiziano Ferro o Biagio Antonacci, Bennato e Venditti, ma del tutto simile anche a Bono Vox degli U2, o vicino anche alla voce graffiante di Riccardo Cocciante (un esempio esplicativo sugli atteggiamenti umani quando sono messi in relazione alle emozioni, perché si tratta in assoluto la canzone italiana più triste, nonostante un testo che non giustifica tale negatività). E il pubblico di Agugliano, non certo quello delle grandi occasioni nei numeri, ma di sicuro uno di quei pubblici che ogni artista vorrebbe ritrovarsi davanti, perché capace di partecipare e di diventare partner unico del protagonista sul palco, ha avuto la possibilità di trascorrere due ore serene, divertenti e da raccontare. Numerosi gli applausi a scena aperta, numerose le proposte musicali suggerite a un Max Paiella che da bravo performer dotato di grandi capacità ha dimostrato di poter dire la sua a pieno titolo in un panorama italiano fatto certo di eccellenze, ma anche di molti improvvisati! Il pubblico ha dimostrato di essere pronto e preparato a ogni aspetto della carriera di Paiella, riconoscendo i suoi personaggi radiofonici, su tutti Vinicius du Marones e la sua tristezza, ma anche le varie imitazioni di Alessandro Borghese, Asia Argento, Manuel Agnelli, Virginia Raggi, solo per citare alcuni nomi. E poi? Vogliamo dire qualcosa su tutti i dialetti marchigiani portati sul palco? Dall'anconetano al maceratese, al fabrianese, alla parlata "a qul mo' " che Paiella sente uscendo dalla sua casa di Ponte Sasso, vicino Marotta. Sentirlo parlare della nostra regione è un piacere: ama le Marche e se le gira e se le coccola appena può (tanto per dirne una, ha confessato "a microfoni spenti" di aver partecipato anche a uno dei concerti di RisorgiMarche iniziativa organizzata da Neri Marcorè, suo amico). Di Max Paiella è stato piacevole anche il suo "non essere personaggio", quanto piuttosto uomo semplice, senza fronzoli o piedistalli (come a volte, ahinoi, capita) che per una sera ha condiviso un paio d'ore con altri "umani" di un territorio diverso dalla sua Roma, ma comunque a lui molto caro. Così, dopo i bis concessi, è uscito in mezzo alla gente a prendersi, dopo tanti applausi, anche i meritati complimenti, strette di mano, sorrisi, quegli stessi sorrisi che ha dispensato a tutti, ringraziando per l'alchimia che si è creata tra platea e palcoscenico. Perché è uno scambio di emozioni che non capita tutti i giorni!