Nonostante il talento e il sacro fuoco dell'arte che sentiva dentro di sé, Mauro Graziani, scultore e pittore marchigiano (non per nascita, anche se vive a Palombina e crea ad Agugliano), ha seguito la strada tracciata da altri. Ma non ha mai abbandonato quella sua passione che lo ha portato a lavorare e studiare, diplomandosi a 28 anni all'Accademia di Belle Arti di Urbino e a scegliere poi quei benefici di legge (un tempo possibili) che gli hanno dato la possibilità di andare in pensione a 43 anni, dedicandosi finalmente solo ed esclusivamente alla scultura e alla pittura.
Il primo impatto che si ha, entrando, ad Agugliano, nello spazio dove lavora e dove un tempo aveva anche il forno per le fusioni in bronzo, è con un mezzo busto che sta realizzando su commissione per un cliente abruzzese. Parlare di impatto non è sbagliato perché la bozza dell'opera è affiancata dalle foto del personaggio che deve scolpire e... sono identiche! Da lasciare a bocca aperta, ma la curiosità ha la meglio sull'effetto che fa sempre il talento e quindi le domande escono a raffica.
"Perché - risponde - per le sculture in bronzo con fusione a cera persa, così come si chiamano, questa è la procedura".
E tutto l'iter che l'artista segue sembra quasi un racconto da poter fissare in un libro: l'opera dove uno scultore mette direttamente la sua mano è praticamente quella in creta e gesso che modella, liscia, sistema finché non è completamente soddisfatto. Da questo modello si crea una specie di stampo in una resina siliconica, una specie di gomma, dove vengono impresse le forme, sin nel più piccolo dettaglio. E' questa una fase di grande importanza, perché da questo stampo si darà vita a un'altra statua, questa volta di cera, una cera da scultori, rossa e anche malleabile.
E' facile immaginare l'impazienza di vedere l'esito finale del proprio lavoro, dal momento che i passaggi non sono ancora finiti, ma anzi proseguono con la scultura di cera rivestita di "loto", una speciale pasta refrattaria realizzata con gesso e mattone macinato (la terra rossa per i campi da tennis). A questo rivestimento sono inseriti dei tubicini del tutto simili a grosse cannucce per bere, dai quali si farà colare il bronzo fuso per il passaggio finale della scultura.
E la cera che fine fa?
"La cera - spiega Mauro Graziani - in parte viene persa nel bronzo, in parte fuoriesce dai tubicini, insieme all'aria. E' per questo che si chiama tecnica di fusione a cera persa".
A questo punto, si fa freddare il bronzo, poi si toglie, con l'ausilio di un paio di colpi di martello, la terra refrattaria che circonda la statua e si rifiniscono tutte le imperfezioni.
La statua di bronzo è sempre perfetta?
"No, non sempre. Può capitare di dover ricominciare da capo!".
Una procedura, insomma, particolarmente complessa, anche se alla fine è portatrice di grandi soddisfazioni. Ma Mauro Graziani non è soltanto uno scultore. La sua arte, a tutto tondo, passa per le tele, per le acqueforti, per le incisioni, su metallo e non solo.