Dicono (Marinella Rodà, Michele Carilli e tutto il gruppo CAR.MA di Reggio Calabria e se lo possono permettere dopo novanta repliche in altrettanti palcoscenici diversi) che è la complicità del teatro che intensifica e amplifica le emozioni. Ad Agugliano lo spettacolo "1861 - La brutale verità" era già stato portato una prima volta durante il Festival nazionale del Teatro dialettale nel luglio 2018 (https://lestregheallegre-polverigi.weebly.com/blog/festival-del-teatro-dialettale-di-agugliano-1861-dalla-parte-del-sud). Era all'aperto, all'anfiteatro, dove effettivamente qualsiasi cosa può distrarre, magari si è infastidi da un rumore, da un insetto, da un motorino che passa lontano... Dentro un teatro, protetti da questo ambiente magico, insonorizzato e accogliente, ogni respiro è una tempesta, ogni battito si moltiplica per mille cuori e le emozioni hanno una vita facile: corrono per le tutte le poltroncine e così, intatte, rimbalzano e anzi si invigoriscono quando ritornano sul palco. Già, perché le emozioni le sentono anche sul palco, tanto che Marinella Rodà, splendida voce di questo gruppo unico, dopo novanta repliche e chissà quante prove, si emoziona ancora e ammette di essersi commossa all'ennesimo intonare della canzone "Angelina"...
Inutile tornare a parlare dei briganti, delle nefandezze dell'esercito piemontese, dell'imposizione di una Unità d'Italia che se pur accettabile a livello concettuale, non avrebbe dovuto assolutamente assumere i canoni di una imposizione da bagnare con il sangue. Lasciamo perdere i vari Lombroso e tutte le sue teorie sulle quali oggi sorridiamo, ma che a guardare bene hanno fatto più danni che altro! Lasciamo ai lettori il bellissimo testo di Michele Carilli, accurato e basato su documenti reali... La necessità è che in ogni angolo di questa nostra martoriata Italia si possa rappresentare questo lavoro, soprattutto nelle scuole, senza se e senza ma, per ristabilire la verità storica, sì, ma al tempo stesso per "soffrirla", sentirsela addosso insieme agli attori, alla musica, a ciò che avviene sul palco.
Quello su cui è necessario tornare a puntare l'attenzione è l'intensità con cui Marinella Rodà, con una voce incredibile che ti entra nella pelle, racconta e canta la sua Calabria, facendoti capire, con le sensazioni che si provano, anche quelle parole in dialetto altrimenti incomprensibili; Gabriele Profazio, un narratore che con le sue casacche entra ed esce dai personaggi e lo fa con un verismo così potente che io (anche se non si dovrebbe mai parlare in prima persona, da bravi giornalisti) continuo a sentire tanto freddo ogni volta che lo vedo in maniche di camicia a impersonare il deportato della fortezza di Fenestrelle (Torino), congelato, in quelle temperature glaciali a cui era costretto; il commento musicale di due professori come Alessandro Calcaramo e Mario Lo Cascio, precisi, puntuali, coinvolgenti che guidano lo spettatore in questo mondo di dolore, odio, sorpresa, amore smisurato per la propria terra, la Terra del Sole... Questo è sicuramente il teatro che ci piace di più, quello che ti lascia quasi senza forze, ma con gli occhi lucidi come un bambino davanti ai doni sotto l'albero di Natale... Perché in fondo anche questo è un regalo: la capacità di pensare, riflettere, emozionarsi, condividere con altri, parlarne, solidarizzare e... scoprirsi tutti briganti!
Cristiana Carnevali