I suoi pennelli, così ben disposti nel vasetto che li contiene, provocano un'emozione forte, dopo averli visti più volte in foto e filmati del suo studio, la sua tavolozza, caotica e ancora incrostata di colori cupi, l'autobiografia che scrisse nel 1942, il certificato rilasciato dal sindaco del Comune di Milano per andare a Verona e assistere ai funerali di Umberto Boccioni, i grandi cartoni preparatori dei suoi affreschi realizzati all'interno del Palazzo di Giustizia di Milano, i libri che hanno parlato di lui e del Futurismo. Sono i particolari, ancora prima dei quadri, a trasmettere emozioni. Il percepire colori e segni, il prevalere di bianco rosso e verde in alcune tele, quasi a voler intravedere un omaggio all'Italia, il cercare la sua firma e il tentativo di carpire parole tra le tante pubblicazioni che hanno riferito della sua arte o che gli sono state dedicate... come nella poesia del futurista Paolo Buzzi:
"Ciò che tu sai rompe la storia. Ciò che tu fai cazzotta la natura...
Tu sei la fiaccola e la fogna insieme. La tavolozza tua sopporta il calamaio. Dipingi le tue scritture. Scrivi le tue pitture: e mangi pattume e vomiti stelle e camminando mastichi i raggi rimastiti fra i denti"...