Sotto il parco ci sono gallerie perfettamente conservate, quelle stesse gallerie che ospitavano i soldati che vi dormivano, vivevano, vigilavano. Ovunque, nelle mura esterne così come in tutto il perimetro interno, le feritoie per le sentinelle, per il controllo e per la difesa, per le bocche dei cannoni e per il tiro dei fucili. E nelle gallerie, sotto il fossato, la possibilità di tener d'occhio tutto il forte, in ogni angolo e da ogni lato, perché inevitabilmente gli attacchi potevano arrivare da un momento all'altro! Una ragnatela di passaggi e sale, perfettamente conservata, nonostante gli “abbondanti” 150 anni di età! Con i volontari del gruppo “I sedici forti di Ancona” è stato possibile vivere ciò che avevano promesso: un avventuroso salto nel buio, muniti delle sole torce, come se, man mano che si scendevano le scale arrivando sotto il Forte di Altavilla, si procedesse all'indietro nel tempo, fino all'Unità d'Italia, così come ha accuratamente sottolineato la guida, lo storico Claudio Bruschi, che ha accompagnato i piccoli gruppi di fortunati visitatori, fornendo particolari interessanti che si ritrovano anche nel suo libro dedicato a Giuseppe Morando, progettista di questa e di altre strutture fortilizie anconetane, dopo che Ancona, ormai annessa all'Italia, divenne piazzaforte di prima classe e come tale aveva necessità di postazioni difensive.
A volte sappiamo tutto di altre città, ma pochissimo della nostra, per noncuranza, per superficialità, perché ce l'abbiamo sempre sotto il naso o perché ci precludono l'ingresso a zone e strutture storiche, a causa di quelle che possiamo definire “le solite storie”: il luogo necessita di costosi restauri, di messa a norma di alcuni impianti, manca il personale addetto, ecc., ecc., ecc.... Ma per fortuna, a volte (spesso) ci sono i volontari! Sono fondamentali in tutti i settori, non soltanto in quello sanitario, ma anche in quello dell'organizzazione di iniziative che possano arricchire le nostre conoscenze, la nostra cultura, la percezione della città, di ciò che è e ciò che è stata. Insomma, se non avessero creato un gruppo su Facebook, chiamandosi “I sedici forti di Ancona” non avremmo nemmeno tentato di fare mente locale di quante costruzioni di difesa sono state erette nella nostra città e di come tutto questo significhi che Ancona ha avuto una grande importanza in molti eventi storici. E soprattutto non avremmo avuto occasione di visitare i sotterranei di uno dei sedici forti di Ancona, quello di Altavilla. Dislocato magnificamente sul mare, il forte ha mostrato il meglio di sé in una splendida mattina di sole, dai colori così intensi da far quasi male agli occhi.
Sotto il parco ci sono gallerie perfettamente conservate, quelle stesse gallerie che ospitavano i soldati che vi dormivano, vivevano, vigilavano. Ovunque, nelle mura esterne così come in tutto il perimetro interno, le feritoie per le sentinelle, per il controllo e per la difesa, per le bocche dei cannoni e per il tiro dei fucili. E nelle gallerie, sotto il fossato, la possibilità di tener d'occhio tutto il forte, in ogni angolo e da ogni lato, perché inevitabilmente gli attacchi potevano arrivare da un momento all'altro! Una ragnatela di passaggi e sale, perfettamente conservata, nonostante gli “abbondanti” 150 anni di età! Con i volontari del gruppo “I sedici forti di Ancona” è stato possibile vivere ciò che avevano promesso: un avventuroso salto nel buio, muniti delle sole torce, come se, man mano che si scendevano le scale arrivando sotto il Forte di Altavilla, si procedesse all'indietro nel tempo, fino all'Unità d'Italia, così come ha accuratamente sottolineato la guida, lo storico Claudio Bruschi, che ha accompagnato i piccoli gruppi di fortunati visitatori, fornendo particolari interessanti che si ritrovano anche nel suo libro dedicato a Giuseppe Morando, progettista di questa e di altre strutture fortilizie anconetane, dopo che Ancona, ormai annessa all'Italia, divenne piazzaforte di prima classe e come tale aveva necessità di postazioni difensive.
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AutoreGiornalista con una grande voglia di scrivere, anche per rendere giustizia a una professione che per pochi è rimasta una missione di servizio al lettore-cittadino-ascoltatore-telespettatore-utente. E poi sono una voce. Nel senso di speaker. Archivio
Marzo 2023
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