C’è il raviolo il cui ripieno è pensato appositamente per una insalata di pasta che finora aveva come ingrediente solo pasta corta e di semola; c’è il salame a forma di molla, pensato per i più giovani; c’è il sale grigio dell’Atlantico, metodo celtico proveniente da bacini pieni di argilla; c’è il panettone già tagliato a fette; c’è la cioccolata fatta con la carota al posto dello zucchero; c’è il succo di barbabietola, il sugo di pomodoro con 50% di verdure per i bambini, la zuppa abruzzese di castagne e ceci già pronta, il tonno con sale iodato,le confetture di kiwi giallo, la minestra di riso rosso, il vegano, il gluten free, il biologico (anche nel packaging), il senza olio di palma…
Tutto quello che può venirci in mente, al Cibus di Parma c’è! E se pur c’è il solito assalto ai cibi da parte del popolo che si riempie le borse "random", a rischio dell’ennesima figuraccia nell’essere bloccati con “la refurtiva” in mano (il già visto a Venezia, Firenze, Verona e ora Parma), almeno l’aria era decisamente più respirabile, gli incontri sono avvenuti, i buyers c’erano e provenivano da tutto il mondo e hanno incontrato i nostri produttori di ogni ben di Dio, perché il cibo italiano è ancora il meglio che si possa trovare sulla faccia della terra.
Un’altra cosa ha distinto Cibus 2016: la fantasia. Qualcuno ha proprio dato spazio alla creatività sia nell’allestimento degli stand che sono diventati vere e proprie piazzette di paese o banconi carichi di ogni tipo di cibo, quasi come un mercato ben fornito o la cucina di uno chef molto attento alle esigenze dei propri clienti, sia nel far girare “personaggi” nei propri spazi, come le ragazze con la coda da gallinelle, quelle in costume borbonico o lo gnometto che girava per i “vicoli” del padiglione 5. A proposito di personaggi, molti gli chef, ognuno ha cercato il suo e la corsa è stata a chi si è aggiudicato le prestazioni del più stellato o del più… sulla cresta dell’onda, da Cracco a Scabin, passando per Urso e Zennaro. Giochi di sponsorship.
Interessante tutto il ciclo di tavole rotonde che hanno acceso i riflettori sul pesce, da “Non facciamola troppo lunga” per l’accorciamento della filiera del pescato, in modo da tutelare il settore, garantendone lo sviluppo; a “Il mercato è sempre più blu”, un incontro con i principali buyer della GDO specializzati nei prodotti ittici; fino a “Blu Convenience”, progetti per la creazione di nuovi prodotti a base di pesce, creando nuovo valore aggiunto ai prodotti per vincere la crisi; e “Pappa Fish”, una case history delle Marche per educare i bambini a una corretta alimentazione a base di pesce locale e alla conoscenza della risorsa dei nostri mari.
Insomma un bilancio positivo per la diciottesima edizione di Cibus “l’unico brand che identifica il sistema alimentare italiano e simbolo dell’agroalimentare del nostro Paese”, come ha dichiarato il presidente di Federalimentare, Luigi Scordamaglia e a giudicare dai tremila espositori che vi hanno preso parte, in rappresentanza di tutti i settori merceologici, deve proprio avere ragione!