
Di ritorno da Pitti Taste, a Firenze, difficile capire da dove si comincia a raccontare. Intanto sembra un ministero e in realtà è solo una fiera e nemmeno tanto festa patronale di paese, così come voleva il tema di quest'anno, espresso in una scenografia di piante e luci. Un trionfo dell'effimero più che altro, del superficiale, al punto che si comprendono appieno coloro che, pur essendo addetti ai lavori, hanno preferito starsene a casa.
Tanto per cominciare ci si picca un po' nell'orgoglio di categoria... perché se è vero che scrivo in diversi blog, sono una giornalista professionista con una storia lunga più di trent'anni. Invece, i blogger di settore entrano di diritto, mentre essere iscritto all'albo dei giornalisti non conta niente. Come dire: anche qui l'improvvisazione deve regnare sovrana, tutto il resto... è noia, come cantava qualcuno! Ma superato il gap e soprattutto messo a tacere l'orgoglio, eccoci dentro, negli spazi della Stazione Leopolda. E' capitato di sentire definire ciò che era visibile come "il girone dantesco dei golosi" e in realtà, a giudicare dalla calca che si doveva superare davanti a ogni stand che proponeva assaggi, è proprio così.
Di Taste ci sarebbero da raccontare pregi e difetti e se con i difetti finiamo sempre per analizzare i comportamenti dell'uomo, allora è meglio proprio sorvolare e andare a guardare questo mondo di colori. Indiscutibile la presenza dell'eccellenza del gusto, almeno sui settori rappresentati. In questa undicesima edizione è indubbio che l'alta gastronomia la facesse da padrona. Estremamente interessanti, in un trionfo generale di barattoli di vetro con marmellate colorate, salse, frutta, pomodori, sottoli di vario genere, tutti coloro che hanno proposto una novità, come varietà particolari di frutta o il già conosciuto e apprezzato trombolotto (limone selvatico della provincia di Latina), con tutta una serie di salse tra pistacchi, bottarga, capperi e frutta (albicocche e visciole) proposte dal Simposio Gastronomia Storica Sermonetana.
A Pitti Taste anche un trionfo di produttori di dolciumi e cioccolati (e chi se lo scorderà più il Panforte dell'azienda Villa Marta di Firenze?), di selezioni di formaggi e salumi, di vini e di birre, di oli e di aceti balsamici.
Onestamente quello che è stato più difficile cogliere, nella bolgia dei golosi, è stato il trionfo dei profumi che sicuramente in assenza di signore supergriffate negli spray e signori con dopobarba meno invasivi, si sarebbero levati a deliziare l'olfatto, anche mescolati tra loro, anche "imbastarditi" da altri profumi più o meno forti, ma sempre alimentari.
Ho lasciato volutamente per ultime le spezie, mondo magico che da sempre affascina anche solo nel vederle impilate nei loro barattoli, così colorate intensamente e portatrici di sapori unici. Tante le spezie presenti a Taste, un mondo di spezie o forse dire proprio tutte le spezie del mondo renderebbe più l'idea, visto che solo ad elencarle si potrebbe star qui fino a domani. Ma c'è chi ci ha provato ed è proprio "Tutte le spezie del mondo", laboratorio di ricerca che attraverso viaggi ha cercato e sperimentato e assaggiato spezie in ogni angolo della Terra, con l'obiettivo della qualità e della varietà dei prodotti.
Ho guardato con molta attenzione queste maghe, in mezzo a ciotole, colori, bustine e mortai... le ho immaginate nei loro antroni benefici più che negli spazi espositivi della Stazione Leopolda e già solo questo ti riconcilia con un viaggio. Una spezia in particolare e questo mi inorgoglisce un po', lo zafferano, arrivava dritta dritta dai Monti Sibillini e per la precisione da Roccafluvione (AP).
A proposito di Marche: dieci i produttori marchigiani presenti, nicchia nella nicchia e tra questi "Coda Nera" di Osimo (AN): qualcuno sapeva forse che dell'ottimo salmone affumicato viene prodotto proprio a due passi da casa?
Ultima curiosità: un'asta di libri da collezione con ricette di cucina, una specie di storia della cucina stampata, il cui ricavato è stato devoluto all'AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro). Protagonisti il "Ricettario Carli, manuale di igiene alimentare per la preparazione di vivande sane e gustose" (autore il cuoco del re) del 1936, un "Manuale pratico di cucina, pasticceria e credenza" del 1904 e il curioso "L'arte conviviale spiegata al popolo" del 1937. Ovviamente non poteva mancare una copia del manuale di Pellegrino Artusi del 1920.