Con Riccardo si potrebbe andare avanti per ore, senza annoiarsi, non sta zitto un secondo ("All'inizio - dice ancora - il mio lavoro teatrale durava più di quattro ore") e soprattutto, sollecitato a parlare di sé e del suo Francesco, si presta volentieri a svelarsi e a svelarci un personaggio unico. Forse due, perché al suo fianco c'è Simona Bianchi, compagna di vita e partner sul palco per quanto riguarda la parte musicale, con cui condivide tutto. E gli sguardi che si scambiano dicono tutto, molto più delle parole, perché parlano d'amore, di rispetto, di complicità, di assoluta comunione di intenti. Lui scuro di capelli e di occhi, ma limpido in tutto quello che fa, lei limpida già dagli occhi azzurri e i capelli chiari. Lui che viaggia a ruota libera quando si trova sopra un palco, lei che si è messa, in modo certosino, a ripercorrere tutti gli spettacoli per trarne finalmente un canovaccio che fosse comune a tutti. Lui che ama la parola, scritta e pronunciata, che non si ferma davanti a niente, ma anzi coglie tutto al volo, lei più riflessiva, a tratti quasi schiva, ma forse solo un po' per timidezza e per non togliere spazio all'altra metà della sua mela e soprattutto non privarsi delle emozioni, "perché - confessa Simona - continuo a emozionarmi ancora e a commuovermi in alcuni punti che toccano le mie corde". Già perché Francesco ha conquistato anche lei, come, replica dopo replica, conquista spettatori e città. Spontaneo chiedere a Riccardo se si è mai reso conto di essere particolarmente coraggioso nel cimentarsi con un personaggio così grande!
"Sì, Francesco fa paura - dichiara - e soprattutto la prima volta, ma non soltanto in quella prima rappresentazione, mi sono chiesto se potevo dire tutte le cose che avevo in mente, se magari potevo urtare la suscettibilità di qualcuno. Non c'è niente di dissacrante in quello che dico, semplicemente c'è un approccio diverso con una figura così importante e per certi versi inafferabile. Non ho un copione, ma è tutto molto chiaro e le battute le tiro fuori così, anche con qualche "slang dialettale". Ma chiedo a tutti di togliere di torno il filtro della santità nel pensare a Francesco. Non è facile, ma è l'unico modo per riappropriarci del suo essere grande, di quel Francesco d'Assisi uomo, fatto di carne, spirito, sentimenti, è l'unico modo per mettere la sua vita in relazione con la nostra vita, una storia in divenire. Ecco perché ogni volta è diverso. Ecco perché è possibile trovarlo nelle nostre esistenze e sentirlo incredibilmente vicino". Con la consapevolezza che difficilmente potrà allontanarsi definitivamente da questa esperienza professionale, perché sempre nuova e sempre in evoluzione e soprattutto sempre molto richiesta, tra i progetti per il futuro, però, Riccardo Tordoni punta ancora più in alto... E chissà che a fine 2018 non si abbia un nuovo canovaccio ispirato a una biografia ancora più grande?