La spinta alla riflessione avviene già dai primi lavori, la sensazione di massima libertà si respira in ciascuna delle sessanta opere esposte. Dove una contaminazione di strumenti utilizzati (acquerello, matita, olio, carboncino o addirittura le sculture di bronzo con bagno di argento, ecc.); dove la contaminazione si fa tratto e mescola, ricordi, visioni, panorami; dove, tra i tratti metafisici, reminiscenze classiche ci riportano all'importanza della gioventù, quella che fino ai 18 anni lo ha tenuto in Grecia, nella città di Volo, dove Giuseppe Maria Alberto Giorgio de Chirico è nato, il 10 luglio 1888 e Atene, un Paese dove rimase fino al 1906. Una libertà tangibile nel suo lavoro, fatta di scelte, ricordi e immagini, idee e realtà, tratti astratti e autoritratti intensi. E poi i colori, vivaci, ricchi di blu, di giallo, di arancione e brillanti come il bronzo dorato lucido delle sue sculture "Il consolatore" e "Penelope e Telemaco" o quello con il bagno d'argento de "Le Muse inquietanti". E se da una parte il classico fatto di miti, degli dei, di riferimenti specifici richiama gli anni della sua formazione e giovinezza, dall'altra l'influenza di ogni città in cui ha vissuto appare dalle finestre aperte dei suoi quadri, Roma con il Colosseo, i grattacieli di New York da una finestra mentre il dio Mercurio, in un quadro appeso alla parete può essere anche nascosto dai due teli della tenda che lo affiancano; e la bellissima Venezia negli scorci e nel suo "Palazzo Ducale", dove la libertà che non ha inserito nel tratto e nello stile è riversata totalmente nell'abbigliamento dei suoi personaggi, estremamente moderno, rispetto all'imbarcazione a vela davanti alla piazza o anche rispetto all'intera rappresentazione più simile a un quadro del Canaletto che alla Venezia della prima metà del Novecento.
Forse è comprensibile che la critica a lui contemporanea non lo capì subito, o meglio, non capì le sue scelte artistiche, anche se, mettendo in moto un pizzico di sensibilità, probabilmente era molto più intuibile e apprezzabile di tanti altri esperimenti contemporanei. Di sicuro è una ricerca complessa, perché ricca di elementi, di richiami, di sollecitazioni. Molto probabilmente c'era un fattore comunque determinante: l'essere a conoscenza di tutto il suo percorso di vita (cosa assai più semplice oggi per ciascuno dei visitatori della mostra), per ritrovare anche i più piccoli particolari. Ma è un esercizio estremamente interessante anche proprio questo continuo chiedersi e confrontarsi, davanti a questi suoi splendidi lavori. La volontà di mettersi in gioco, di farsi domande, di tentare di comprendere, fanno compagnia nel passaggio da una sala all'altra, da un'opera all'altra e la soddisfazione è ciò che ti pervade alla fine del percorso di conoscenza di un grande artista proprio attraverso il suo lavoro espressivo.