Un trionfo di rosso. A cominciare dai suoi capelli fino all’ultimo dei mantelli delle rappresentazioni pittoriche e a tutti i pannelli che compongono la mostra di Loreto, presso il Museo Antico Tesoro della Santa Casa.
Rosso è il colore del peccato e lei è stata sempre rappresentata come una peccatrice. Forse per convenienza. In realtà si sa ben poco. Negli stessi Vangeli non è chiaro se Maria detta Maddalena e Maria di Magdala siano la stessa persona, ma forse Maria di Betania, sorella di Lazzaro e Marta? O magari la peccatrice che lava e unge i piedi di Gesù a casa di Simone il fariseo?
E' dovuta intervenire la Chiesa d'ufficio. Ma questo non le ha ridato una storia vera.
Nel Vangelo di Filippo si legge che fosse la compagna di Gesù e come tale la dipinge anche una scrittrice americana Kathleen McGowan che anzi sostiene di essere una loro discendente e che comunque ha pubblicato un "Vangelo di Maria Maddalena" e un "Libro dell'Amore" di grande intensità. Perché la figura di Maria Maddalena ha sempre attirato l'attenzione, ma soprattutto ha messo le ali alla fantasia di tantissimi artisti.
E proprio il settore della pittura e della scultura ne è pieno, tanto che sono oltre cinquanta le opere in mostra per un periodo di cinque secoli di storia. E Maria Maddalena è sempre ritratta come una peccatrice, una tentatrice (basta vedere come ammicca nella sua rappresentazione del Crivelli), una seduttrice, una adescatrice, ma al tempo stesso capace di una dolcezza immensa e di dare così tanto amore da cadere in estasi davanti alla Croce. E i suoi simboli ci sono tutti, dei capelli rossi abbiamo già detto, del teschio e del crocifisso, della pelle bianca della sua spalla e dell'abito che lascia visibile il seno nudo, del "Noli me tangere" come Gesù le disse nella sua apparizione e di certi suoi sguardi, si potrebbe dire all'infinito, perché il personaggio è lei e qualunque sia stata la sua storia, certo è estremamente affascinante, bella, intelligente, capace di una sofferenza senza uguali. Sia rappresentata discinta e lasciva oppure in estasi davanti alla Croce. Con i suoi capelli rossi, rossi come il fuoco dei suoi sentimenti forti.
Sicuramente un personaggio scomodo se, a dispetto delle tante opere che la ritraggono, l'ultima mostra che l'ha riguardata è stata a Firenze trenta anni fa.
"La Maddalena, tra peccato e penitenza", mostra di Loreto, riempie quindi un vuoto e lo fa con le idee di tantissimi artisti, perché c'è la Maddalena penitente di Orazio Gentileschi e quella in meditazione di Guido Cagnacci, c'è quella di Guido Reni e la scultura in marmo di Giovanni Bonazza e attraverso Luca Costantino, Giulio Cesare Procaccini, Andrea Sacchi, Ludovico Lana, Pietro Grill da Gottweih detto l'Alemanno, senza dimenticare Carlo Crivelli, si arriva ai preziosi disegni di Antonio Canova. E si ritrovano tutti qui i suoi simboli, intatti, nella mostra curata da Vittorio Sgarbi nell'ambito del progetto marchigiano Grandi Mostre del Giubileo 2016, che resterà allestita fino all'8 gennaio prossimo a Loreto. E che è assolutamente da non perdere.